mercoledì 7 novembre 2012

Laura e le alleanze. Con UDC? Niente panico: calma e gesso.

Un improvvido titolone dell'Unità, e infuria sul web il dubbio: Laura Puppato prefigura alleanze con l'UDC? Laura non mette tempo in mezzo e posta sul Fatto quotidiano un'esauriente chiarimento:
Mi sono candidata con l’obiettivo di portare all’ordine del giorno tematiche forti, finora trascurate benché imprescindibili; di poter imporre strategie nuove per uscire da problemi vecchi: per un’altra idea di mondo.
Ma con questi obiettivi radicalmente nuovi mi candido a un ruolo di governo: e per definizione so che per mettere in atto i suoi intenti un governo deve essere stabile e forte.
Ora, la mia preoccupazione è che, nonostante le innumerevoli dichiarazioni di buone intenzioni, ci ritroveremo a votare con la terribile spada di Damocle del Porcellum, che tanto ha inficiato la nostra democrazia, tanti danni ha fatto e continuerà a farne finché non sarà definitivamente superato da una legge seria.
Dopo il provocatorio titolone dell’intervista su L’Unità mi si contesta di adombrare fin d’ora “alleanze” con forze, come l’Udc, oggettivamente in contrasto con la visione di mondo che sostengo e con le nuove strategie che propongo.
Ma la verità è un’altra: ho sostenuto con forza che tutti i candidati devono esprimere prima di essere eletti (e non dopo!), e con chiarezza, i propri programmi: proprio per evitare che, una volta eletti, i rappresentanti dei cittadini si sentano liberi di allearsi con forze elette magari su obiettivi opposti.
Dunque non mi muovo certo in partenza con l’idea di alleanze che potrebbero mettere a rischio le ragioni stesse dei miei obiettivi futuri.
E’ solo in riferimento alle nefaste conseguenze di una simile legge elettorale, che ho fatto cenno – pragmaticamente – al rischio di doversi comunque piegare a delle alleanze. Perché quello che vorrei nuovamente chiarire è che, si dovessero ripresentare dilemmi come quello che condusse alla caduta del Governo Prodi, io non consegnerò mai il Paese alle destre per una questione di principio.
Spetta a noi, alla nostra capacità di rinforzare un Partito Democratico dal basso e dall’interno, rendere il PD un partito capace non solo di nuove idee e rinnovati valori, ma anche di promuovere senza mediazioni i valori in cui crede. Anche a questo rinnovamento del partito è volta la mia presenza alle primarie del centrosinistra.
Ma certo, se il PD non cresce in questa direzione, e se la nostra leadership non si rinnova in modo chiaro e carismatico, non saremo mai in grado di governare. Per questo non ci resterà che la solita minestra riscaldata ovvero coalizione, coalizione, coalizione. Che sia con Sel, con l’Udc o forse anche con qualcun altro. Certamente soggetti politici diversissimi tra loro, possibilmente sceglieremo i più vicini a noi. Certo. Ma preferirei evitare di scegliere e se c’è un modo per evitarlo è crescere, crescere e crescere in forza e determinazione, far sì che le nostre idee siano portate in braccio da così tanti cittadini convinti della forza della loro partecipazione, da poter imporre un cambio di paradigma anche ai palazzi del potere.
E a tutto questo la legge elettorale attuale – nata contro ogni principio di democrazia – impone ulteriori ostacoli. Laddove la forza del partito non basti, dobbiamo guardare in faccia la realtà che questa legge costringe sempre a pensare ad eventuali alleanze, perfino ad alleanze contraddittorie, che in certi momenti possono rendersi necessarie.
Le sfumature sono importanti. Dunque non fatemi dire cose contrarie a quello che penso. Ho spesso dichiarato e ribadisco che deve essere la forza di un rinnovato Pd a indicare la linea di pensiero e di azione; non certo gli eventuali alleati a cui potrebbe essere necessario unirsi. Simili alleati, per fare parte di una coalizione, dovranno di conseguenza aderire alle proposte che riteniamo imprescindibili.
Certo, fare alleanze significa per definizione dover ridimensionare l’autonomia e la forza delle proprie proposte, ecco perché un simile prezzo potrebbe essere accettabile solo per evitare che, in frangenti scivolosi, si rischi di lasciare nuovamente il Paese in mano a un governo di destra.
(Laura Puppato, Calma e gesso; 6 novembre 2012)

Nessun commento:

Posta un commento